Parashat Bamidbar – Il modo corretto per affrontare le difficoltà

03/06/2022 0 Di Redazione

Nella Parashà di Bamidbar viene descritto come a Moshè fu comandato di contare i membri di ciascuna delle dodici tribù di Israele. Una volta fatto ciò, a Moshè fu comandato di organizzare l’accampamento delle tribù con tre tribù che viaggiavano davanti al Mishkan, tre per lato e tre dietro. Queste formazioni erano chiamate “degalim”, letteralmente le diverse bandiere che ciascuna tribù aveva. La formazione che Moshè stabilì era identica alla disposizione stabilita da Yaakov per i suoi figli quando lo avrebbero portato fuori dall’Egitto per essere sepolto nella Tomba dei Patriarchi a Chevron.


Il Kli Yakar spiega la formazione nel modo seguente. Il primo gruppo, che viaggiava sul lato orientale, davanti al Mishkan era composto dalle tribù di Yehudà, Yissachar e Zevulun e rappresenta la forza della Torà. La luce della Torà è ciò che guida i Bene Yisrael. Questo gruppo è quello che apriva la strada nelle battaglie che sono state vinte o perse in base alla dedizione alla Torà ed è quindi il gruppo che si metteva in viaggio per primo. Il secondo gruppo, composto dalle tribù di Reuven, Shimon e Gad, era situato a sud del Mishkan. Questo gruppo rappresenta le midot, i buoni attributi delle persone. A ovest, i terzi a mettersi in viaggio, era il gruppo composto dalle tribù di Efraim, Menashe e Binyamin. Questo gruppo rappresenta la ghevurà (forza) e si trovava ad ovest per insegnare che il loro attributo è destinato a diminuire costantemente e gradualmente, come il tramonto del sole che avviene ad ovet, fino al momento della morte dell’individuo. Gli ultimi a mettersi in viaggio, sul lato settentrionale, era il gruppo costituito dalle tribù di Dan, Asher e Naftali. La loro, la tribù più ricca, rappresentava la ricchezza materiale. Questi quindi erano i questi gruppi e le rispettive caratteristiche che circondavano il Mishkan.


Il Midrash racconta che al tempo del Matan Torà (il dono della Torà), gli ebrei videro gli angeli disposti in formazione “degalim” e desiderarono essere disposti anche loro anche in questa formazione. A prima vista sembra un po’ strano. Qual è stata l’impressione che la formazione in degalim degli angeli ha fatto su questi giganti spirituali mentre stavano ai piedi del monte Sinai e ascoltavano Hashem parlare?


Il Talmud in Taanit 31A insegna che nel mondo a venire, Hashem farà formare un cerchio ai giusti in Gan Eden e Hashem stesso sarà nel mezzo di questo cerchio. Il Maharal (come spiegato da Rav Dessler) spiega che l’idea della danza in cerchio è che ogni membro è ugualmente vicino al centro, ad Hashem. Inoltre, quando balla in cerchio, ogni membro è costantemente in movimento e in piedi in quello che era il posto dell’altro fino ad un momento prima. Questo allude a due aspetti dell’esistenza e della ricompensa nel mondo a venire. Ogni persona che usa le proprie capacità per servire Hashem sarà vicino a Lui come chiunque altro. Ogni persona ha delle proprie abilità personali e le deve usare al massimo delle sue capacità per servire Hashem. Le differenze evidenti tra ognuno di noi esistono solo in questo mondo. Nel mondo a venire, nella cerchia dei giusti, ciascuno sarà equidistante da Hashem, ma nessuno resterà fermo in un posto. Ciascuno si sposterà da un luogo all’altro, in questa gloriosa danza dell’eternità. Ogni individuo, oltre alla ricompensa guadagnata dal proprio servizio personale, avrà una ricompensa aggiuntiva per il proprio ruolo nel contribuire al Kiddush Hashem (santificazione del nome di Hashem) in questo mondo. Questo può realizzarsi solo grazie all’armonia che si crea quando ciascuno svolge il proprio ruolo con le capacità che gli sono state date senza guardare con invidia alle capacità date agli altri. Ognuno riceverà una ricompensa aggiuntiva per il proprio ruolo nella sinfonia dei diversi ruoli che hanno contribuito alla realizzazione del Kiddush Hashem. Ciascuno ruota al posto dell’altro perché, adempiendo al proprio ruolo, ha consentito a ciascuno degli altri di essere parte di un’entità completa.


Forse questo è ciò che videro gli ebrei quando videro gli angeli disposti in degalim. Ognuno aveva la sua posizione data da D-o: Non c’era traccia di gelosia. Ogni angelo vuole dare la sua parte alle schiere celesti che circondano e onorano Hashem. Gli ebrei vedendo questo desideravano raggiungere questo stesso stato. Volevano essere sistemati in degalim. Ogni tribù aveva i propri punti di forza e le proprie peculiarità. Alcuni eccellevano nella Torà, altri avevano buoni attributi, altri eccellevano nella forza fisica e altri nella ricchezza. In altre parole, ognuno voleva la certezza che se ciascuno avesse usato le proprie capacità al massimo, sarebbe stato importante come chiunque altro. Volevano essere disposti equidistanti attorno al Mishkan, volevano realizzare l’uguaglianza della cerchia dei giusti qui in questo mondo. In questo senso, anche loro volevano i degalim.


Gli ebrei sapevano che questa è la chiave della vita. Non essere in grado di controllare ciò che ci accade ma essere in grado di affrontarlo correttamente. Capire che tutto è mandato dal Cielo per permetterci di svolgere il nostro ruolo in questo mondo con le nostre capacità uniche e peculiari. Rendersi conto che la nostra percezione della realtà contribuisce ad affrontarla correttamente e a superare le difficoltà che si possono presentare nella nostra vita

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