Parashat Vaychì – Parole, parole parole

08/01/2020 0 Di Redazione

Ci fidiamo del nostro migliore amico? E di nostro figlio? Allora, perché Yaakov non sembra fidarsi di Yosef quando chiede di essere seppellito nella Grotta di Machpelà – la Grotta dei Patriarchi – a Chevron, nella Parashà di questa settimana?
Proprio all’inizio della Parashà (47:29), troviamo Yakov sentirsi vicino alla morte e fare piani per la sua sepoltura. Chiede a Yosef e gli fa giurare che non sarebbe stato seppellito in Egitto, ma che sarebbe stato sepolto a Chevron con Avraham e Yitzchak. Yosef è prontamente d’accordo. Ma questo non è abbastanza per Yaakov. Fa giurare Yosef, cosa che Yosef fa. Perché la parola di Yosef non era sufficiente?
Oltre ad essere il figlio fidato di Yakov, Yosef era un individuo estremamente giusto. Avrebbe violato il comando di suo padre? Perché Yaakov sentì il bisogno di far giurare Yosef?
Troviamo ulteriore preoccupazione evidente da Yakov più avanti nella storia. Dopo che Yaakov ha finito di benedire i suoi figli, ripete nuovamente di fronte a tutti i suoi figli che dovranno seppellirlo a Chevron (49:29). Yaakov non aveva già fatto giurare a Yosef che l’avrebbe fatto? Perché ripetere di nuovo di fronte a tutti la suo volontà di essere sepolto a Chevron?
La spiegazione è che Yakov aveva paura delle scuse, anche di quelle eventualmente valide. Certo, sapeva che Yosef non avrebbe mancato volentieri di soddisfare i suoi desideri, ma avrebbe potuto esserci un motivo legittimo per cui Yosef non sarebbe stato in grado di soddisfarlo. Yaakov potrebbe aver ragionato sul fatto che il Faraone avrebbe potuto opporre resistenza che Yaakov fosse seppellito fuori dall’Egitto poiché Yaakov era una personalità famosa, e quindi avrebbe voluto che la sua tomba fosse in Egitto. Quindi, Yakov fece giurare a Yosef, non perché non si fidasse di lui, ma perché pensava che il Faraone potesse lasciare che Yosef adempiesse alla sua promessa se era in grado di dire al Faraone che aveva giurato sulla questione. In effetti, vediamo che quando Yosef chiede al Faraone di portare il corpo di Yaakov in Israele, il Faraone accetta solo in base al giuramento: il Faraone disse: “Sali e seppellisci tuo padre poiché gli hai giurato” (Bereshit 50: 6). Questo è anche il motivo per cui Yaakov menzionò la sua richiesta di sepoltura a tutti i fratelli, non solo a Yosef. Se per qualche motivo Yosef non fosse stato in grado di soddisfare la richiesta a causa della sua lealtà al Faraone, forse gli altri fratelli avrebbero in qualche modo trovato il modo di farlo. Yaakov temeva che scuse o razionalizzazioni avrebbero impedito che i suoi desideri fossero realizzati. Lui desiderava disperatamente di essere sepolto con i suoi padri a Chebron e usò tutte le strade disponibili per farlo accadere. Niente doveva impedirlo. “No, non funzionerà” non faceva parte del suo vocabolario.
Sappiamo tutti che quando vogliamo davvero realizzare qualcosa, nulla può ostacolarci. Se sono un fan sfegatato dello sport e si gioca la partita più importante della stagione, mi impegno per trovatre un modo per ottenere i biglietti per assistere allo spettacolo. Aspetterò per 24 ore di fila se devo, ma otterrò i biglietti. E se la mia macchina si rompe, allora camminerò. Non ci sarà spazio per le scuse. Sì, c’è quel vecchio cliché, “Dove c’è una volontà, c’è un modo” e “volere è potere”. La domanda però è: cosa vogliamo veramente? Possiamo onestamente dire che non stiamo studiando la Torà, pregando o compiendo atti di gentilezza perché siamo troppo stanchi o troppo impegnati? O è che non abbiamo una forte volontà in queste aree spirituali? Quando ci imbattiamo di fronte anche a un piccolo ostacolo ci fermiamo o proseguiamo con l’atteggiamento “Deve funzionare a tutti i costi”? Qual è il nostro fattore di scusa nella nostra vita? Quanto desideriamo veramente la crescita spirituale? Con quale frequenza lasciamo regnare le scuse? Accampiamo spesso mille scuse per fare o per non fare qualcosa. Queste scuse sono un paravento, il motivo per ottenere una giustificazione per il nostro comportamento. Quando diamo priorità a qualcosa però la capacità di ottenerela la troviamo in noi. La storia di Yaakov in questa Parashà e la storia dei Patriarchi ci insegna quanto sia importante applicare la perseveranza per le cose giuste, per i valori corretti, valori universali che impariamo dalle loro vite descritte nella Torà,valori che reggono questo mondo.

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