Parashat Re’è – Imparare dai pesci

26/08/2022 0 Di Redazione

I pesci sono…diversi. A differenza dagli animali terrestri, in materia di kashrut, i pesci non richiedono caratteristiche elaborate per essere considerati kasher, basta che abbiano squame e pinne. A differenza degli animali terrestri che richiedono la shechità, i pesci vengono semplicemente catturati e mangiati. I pesci sono le creature più spirituali. A differenza degli animali terrestri, che prima del diluvio ai tempi di Noach praticavano atti immorali, i pesci mantennero la loro purezza dal momento della creazione e così, quando D-o portò il diluvio, i pesci furono esenti dalla distruzione.

Il Talmud insegna che, “Tutti i [pesci] che hanno le squame hanno anche le pinne [e sono quindi kasher], ma ci sono [pesci] che hanno pinne ma non hanno squame [e quindi non sono kasher]”, sollevando due domande interessanti. Perché queste due caratteristiche sono quelle che determinano che un pesce è kasher e  perché le pinne sono elencate separatamente come una caratteristica necessaria quando lo stesso Talmud osserva che tutti i pesci che hanno le squame hanno anche le pinne?

Rav Menachem Schneerson, il Rebbe di Lubavitch, scrisse nel 1941, molto prima di assumere la guida di Chabad, che entrambe le caratteristiche sono importanti perché “come l’armatura, che protegge il corpo del pesce, le squame rappresentano la qualità dell’integrità, che ci protegge dalle moltissime insidie che la vita presenta…”. Per quanto riguarda pinne, queste sono, “… organi simili alle ali che spingono i pesci in avanti, e rappresentano l’ambizione”. Questi attributi del pesce, rappresentano quindi integrità e ambizione che lavorano di pari passo nel definire chi siamo. Proprio come sappiamo che ci sono pesci non kasher che possiedono pinne ma non squame, sappiamo che ci sono persone che hanno ambizione ma non integrità. Cos’è l’integrità senza ambizione? Ego, egoismo. Non sono rari eroi dello sport, leader aziendali e politici che sono come pesci non kasher, che bramano potere e ricchezza, ciechi rispetto alle conseguenze dannose del loro atteggiamento e del loro comportamento. L’integrità è importante, ma l’integrità da sola non è sufficiente. La nostra integrità – la nostra “bilancia” – ci protegge. Il Talmud (Shabbat 31a) paragona il timore di D-o ad uno strato protettivo. Senza timore di D-o tutto ciò che facciamo, impariamo e speriamo di ottenere è minacciato. Pertanto, sono le squame, non le pinne, che alla fine determinano se un pesce è kasher o meno. Il timore di D-o, in sé e per sé,  non è abbastanza da solo per realizzare la vita che dovremmo vivere. Per questo, abbiamo ancora bisogno di “pinne”; abbiamo ancora bisogno dei mezzi per spingerci in avanti.

Un pesce può essere identificato come kasher se ha squame e pinne. Il Talmud va ancora oltre suggerendo che se un pesce nuota controcorrente è per definizione un pesce kasher, mentre un pesce che non è in grado di nuotare controcorrente non è kasher. Questo è un messaggio molto potente. In Bereshit, D-o benedice i pesci, dicendo: “…Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari”. I pesci sono il simbolo del nostro mandato di essere fecondi e moltiplicarci. Quando Yaakov benedice Efraim e Menashe, dice: “… e che crescano in moltitudine sulla terra”. Nel benedirli, Yaakov usa il termine veyidgù usando un termine che deriva dalla parola ebraica dag, pesce. Notoriamente, inoltre, si dice che i pesci proteggono dal malocchio perché, come D-o, i loro occhi non si chiudono mai, a simboleggiare il costante sguardo protettivo di D-o. Nella versione cabalistica dello Zodiaco, il pesce è associato al mese di Adar, il mese di Purim, il mese più felice dell’anno.

Quando il Talmud insegna che qualsiasi pesce che nuota controcorrente è kasher, ci sta dicendo qualcosa di molto profondo. La capacità di muoversi contro corrente, è il segreto della nostra sopravvivenza perché si riferisce ad un qualcosa di molto potente. Il Talmud in Avodà Zarà (39a) considera che i pesci che non possono combattere le rapide non hanno un midollo spinale, quindi non possono resistere in acque che scorrono rapidamente e finiscono per essere portati via dalla corrente. Sono senza spina dorsale, senza forza. La lezione è chiara. Per superare tali correnti ci vuole spina dorsale, coraggio e forza, caratteristiche che permettono di muoversi nella “giusta direzione”, di poter difendere ciò che è giusto e nobile. In ogni generazione, la marea della storia si è rotta contro di noi. Spine ferme, abbiamo nuotato, abbiamo agito contro le correnti dure e fredde. Abbiamo sopportato. Continuiamo ad esistere nonostante le correnti che si sono rotte contro di noi.

Siamo come i pesci, avvolti dalle squame e muniti di pinne. Queste caratteristiche ci permettono di avere tutte le caratteristiche per nuotare contro ogni marea, anche la marea più forte e contro le onde più alte. La nostra vita ci pone spesso di fronte alle sfide più dure, sia come individui che come collettività. Quello che ci protegge, la  nostra benedizione, è quella fornita da Yaakov ai suoi figli usando la parola veyidgù. Abbiamo la possibilità intrinseca per potere crescere e prosperare anche di fronte alle più grandi avversità, usando le nostre squame, il timore di D-o attraverso la riconoscenza della fonte del nostro bene, attraverso le mitzvot e gli atti di chesed, e grazie alle pinne che ci permettono di andare avanti e prosperare grazie alle nostre capacità uniche che D-o ci ha dato.

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