Parashat Vayelech – Il vero significato di essere forte

30/09/2022 0 Di Redazione

Moshè, dopo aver nominato Yehoshua come leader di Am Yisrael in sua successione gli dice di essere forte, chazak, poiché porterà in Eretz Yisrael il popolo ebraico. Sebbene Moshè disse a Yehoshua chazak solo una volta, troviamo all’inizio del Sefer Yehoshua che Hashem disse a Yehoshua chazak tre volte (Yehoshua 1,5-6, 7,9).


C’è molta profondità nel significato della parola chazak. Il Mishkan aveva bisogno di un mezzo per trasportare tutte le sue parti durante il viaggio nel deserto. Per questa funzione i capi delle dodici tribù portarono sei carri coperti con dodici buoi, come descrive il passuk (Bamidbar 7,3). Il Baal Haturim scrive che c’era una ragione specifica per questo numero di carri, perché in realtà il numero di carri non era sufficiente a trasportare il Miskhan, e per far sì di riuscire comunque nel trasporto si era manifestato un miracolo. Il numero sei doveva alludere alle sei stagioni menzionate nella Parashà di Noach, semina e raccolto, freddo e caldo, estate e inverno non cesseranno (Bereshit 8,22). Collegando le stagioni con i carri, il Baal Haturim ci sta dicendo che per costruire un Mishkan affinché D-o dimori tra noi, dobbiamo essere coerenti durante tutte le stagioni, anche se queste portano condizioni variabili che ci potranno influenzare in molti modi. Ulteriori allusioni a questa interpretazione possono essere raccolte dalla parola ‘agalà (carro) che è radicata nella parola ‘agalat hashanà cerchio dell’anno. La parola tzav, comanda, allude anche all’esercito, tzavà. Durante l’addestramento e le esercitazioni nell’esercito, le condizioni meteorologiche esterne sono irrilevanti.


C’è una storia scritta nel Netivot Shalom riguardante un soldato che sta sull’attenti con l’abbigliamento e l’equipaggiamento in una soffocante giornata estiva in campagna, in attesa del passaggio della carrozza del re. Questo soldato suda copiosamente e quasi sviene. Improvvisamente sente il rumore dell’acqua di un ruscello. Si gira e, nei boschi vicino alla strada, vede l’acqua che scorre limpida. Guarda il più lontano possibile e vede un corteo reale in avvicinamento. Prende coraggio e decide di correre velocemente al torrente, fare un tuffo e tornare prima che il corteo arrivi. Nell’acqua però si distrae. All’improvviso sente le trombe suonare molto vicine e si trova in un grande dilemma. Non ha il tempo di vestirsi con la sua uniforme e gli stivali per salutare il re, e restare nudi al cospetto del re sarebbe una disgrazia. Decide però che non deve mancare al suo dovere di guardia reale e corre al suo posto giusto in tempo perché il re gli passi accanto. Come previsto, il re chiede al suo autista di fermarsi davanti a questo strano soldato sull’attenti. Che razza di presa in giro è questa – esclama l’autista – morte a questo soldato! Il re osserva con molta attenzione il soldato e nota che l’acqua che gocciola dal suo corpo non è sudore. Sente il rumore del ruscello e capisce quello è appena successo, quindi ordina al soldato di salire sulla sua carrozza. Rivolgendosi al soldato dice: Vedo quanto sei fedele al tuo re. Sapevi benissimo di non essere idoneo a stare al tuo posto senza vestiti. Ti sei anche reso conto che per questo comportamento l’avresti pagata cara. Tuttavia, hai scelto di essere punito invece di cercare di fuggire a causa della tua negligenza. Per questo atto di coraggio e sacrificio personale, sarai ricompensato con un grado più alto nel mio esercito. Molti di noi sono impreparati per Rosh haShanà. Improvvisamente, sentiamo suonare lo Shofar che annuncia il momento in cui ogni individuo sarà al suo posto in onore dell’incoronazione del Re dell’Universo. Ci ritroviamo nudi da mitzvot e dal timore di D-o, tuttavia, la nostra determinazione è di non scappare anche se potremmo affrontare gravi conseguenze per la nostra chutzpà e la nostra mancanza di preparazione per l’arrivo del Re alla nostra porta. La caratteristica di Moshè come leader è di non essere stato influenzato dalle forze e dalle stagioni esterne. Questa era una caratteristica che Moshè voleva trasmettere a Yehoshua con la parola Chazak. Le prime lettere delle parole ebraiche relative alle sei stagioni del cambiamento elencate nella Parashà di Noach compongono la parola chazak: Cham, Choref, Zera, Katzir, Kar, Kaitz, a significare che a coerenza e l’impegno costante portano al successo.


Lo Shulchan Aruch inizia con e termina con la parola tamid. È bello avere un’ispirazione spontanea di tanto in tanto, ma è la consistenza della fatica quotidiana che crea e trasforma un individuo. L’ispirazione può svanire con la stessa facilità con cui è nata. Yaakov non ha vissuto come Avraham che fu messo alla prova dieci volte, né come Yitzchak che fu messo alla prova con l’Akedà. Yaakov è stato messo alla prova con la convivenza quotidiana con Lavan, rimanendo onesto nel suo lavoro e crescendo una famiglia ebraica, non permettendo di essere influenzato dall’ambiente malvagio in cui si trovava.


La parola chazak usata da Moshè ha un significato intrinseco molto forte dal quale dobbiamo imparare come orientare la nostra vita, soprattutto in questo periodo e in questo Shabbat chiamato Shabbat Teshuvà (o Shuva, dal nome dell’Haftarà). La forza a cui ci riferiamo è la forza di continuare a studiare Torà, a comportarci come dovremmo, a fare atti di chesed, bontà e giustizia, senza essere influenzati dalle stagioni e dai cambiamenti che ci arrivano dal mondo esterno. Questo è il momento migliore per fare un cheshbon nefesh, ripercorrere mentalmente l’anno appena passato per vedere dove siamo stati mancanti e in che modo possiamo migliorare, per noi stessi, per le persone intorno a noi e per la società in cui siamo

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