Parashat Vayigash – Chi è il vero leader

12/12/2018 0 Di Redazione

Undici figli di Yaakov stanno, accusati e minacciati, davanti a uno degli uomini più potenti del mondo, in un regime sconosciuto alla compassione o al perdono. Devono prendere una decisione e le loro opzioni sono complesse. Quando Binyamin viene catturato con il calice del potente leader nella sua borsa, i fratelli hanno diverse possibili scelte. Separarsi da lui come fecero con Yosef anche se la loro situazione attuale sembra più complicata. L’unica ragione per cui Binyamin si è unito a loro in Egitto è di dimostrare che sono fratelli e non spie. Come veri fratelli, potrebbero serrare i ranghi e seguire Binyamin ovunque il destino lo porti e chiedere di esser trattati come un’unica famiglia, condividendo lo stesso destino. Forse questa posizione li avrebbe aiutati a placare le loro coscienze, anche se forse non avrebbe ottenuto altri risultati. Dovrebbero scommettere che la scelta di condividere la punizione di Binyamin convincerà l’ egiziano che hanno detto la verità? Cosa succede se scelgono l’opzione offerta loro dal sistema giudiziario egiziano, e si allontanano, lavandosi le mani dal fratello? Se accettano l’offerta, lasciando Binyamin indietro, falliranno il test? È una prova, una trappola o un’esecuzione diretta della giustizia egiziana? Yehuda suggerisce una soluzione che, data la sua esperienza personale, sembra inaspettata. Che Binyamin vada a casa da suo padre, mentre lui affronterà una vita di servitù. Il primo “ruolo attivo” di Yehuda nella Torà è a Dotan. Yosef è stato privato della sua tunica e gettato in una fossa; i fratelli hanno due possibilità: uccidere Yosef a sangue freddo, o andarsene, lasciandolo morire mentre la natura fa il suo corso. Per la prima volta, Yehuda parla ed è così carismatico che i piani suggeriti dai suoi fratelli vengono abbandonati. Nel suo primo tentativo di comando, Yehuda propone di vendere Yosef in schiavitù piuttosto che ucciderlo. Soluzione allo stesso tempo astuta e egoista: il piano di Yehuda “rimuove” Yosef senza spargimento di sangue traendone profitto. Il “Problema di Yosef” è risolto e Yehuda diventa leader dei fratelli. Non si preoccupa per suo padre o per Yosef. Il capitolo successivo rafforza ciò che abbiamo visto di Yehuda: è carismatico, auto-assorbito, auto-coinvolto e non dà alcun peso ai bisogni o ai sentimenti di sua nuora Tamar. Eppure, mentre sta davanti a questo strano e minaccioso principe egiziano, emerge un Yehuda diverso. Qualcosa, o qualcuno, lo ha trasformato in una persona che considera i bisogni degli altri prima dei suoi. Certo, sono passati anni e la tragedia di perdere due dei suoi figli ha avuto impatto – ma c’è qualcosa di più. Yehuda è disposto a sacrificarsi per salvare Binyamin, per risparmiare a suo padre più dolore e soddisfare la promessa fatta a Yaakov. Assume un ruolo di guida, ma, soprattutto, si assume la responsabilità. Come è nato questo cambiamento? Yehuda aveva un ottimo insegnante, Tamar. Yehuda l’ aveva abbandonata, condannandola a vivere in un limbo come vedova. Tamar prese il suo destino nelle sue mani e sedusse Yehuda fingendo di essere una prostituta. Quando fu accusata di adulterio, scelse una via morale. Piuttosto che esporre pubblicamente Yehuda e portarlo a rispondere del suo egoistico disprezzo dei suoi obblighi legali e morali, decise di non metterlo in imbarazzo e inviò un messaggio criptico che lasciava intendere l’identità del suo amante, un messaggio che solo Yehuda poteva decifrare. Accadde qualcosa di magico: Yehudà ammise la sua colpevolezza. Perché Yehuda ha fatto questa ammissione quando nessuno avrebbe mai saputo la verità? Il sacrificio di Tamar ha insegnato a Yehuda una grande lezione e lo ha trasformato. Ora, stando inconsapevolmente in piedi davanti a Yosef, rifiuta di abbandonare il fratello e di condannarlo a una vita di schiavitù né farà il futile gesto di unirsi a Binyamin in schiavitù. Offrendosi al posto di Binyamin permette che il fratello più giovane venga restituito al padre. Yehuda ha imparato la lezione da Tamar: sacrificio di sé, empatia, responsabilità e amore. Il contrasto tra questa scena e la scena alla fossa fossa di Dotan è enorme. Yehuda è ancora un leader, ma ora mostra un diverso tipo di leadership. Le qualità che ha imparato, le qualità che lascerà ai suoi discendenti, sono le qualità che definiscono la vera leadership ebraica, da David attraverso il Messia: sacrificio di sé, empatia e una bussola morale immutabile. Yehuda pone i bisogni degli altri prima dei suoi. Questo tipo di leadership è stato, e sarà sempre, il catalizzatore per la salvezza del popolo ebraico e deve essere fonte di ispirazione per tutti noi.

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